Il Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, e il Capo del Dipartimento per gli affari di giustizia, Antonio Mura, il 18 maggio 2015 hanno firmato un accordo di collaborazione finalizzato ad accelerare i tempi per il pagamento da parte dello Stato degli indennizzi ai cittadini lesi dall’eccessiva durata dei processi (legge n. 89 del 2001, cosiddetta legge Pinto).
Se non hai idea di cosa si sta parlando, suggerisco caldamente di leggere prima di continuare questa scheda.
L’accordo intervenuto tra il Ministero di Giustizia e la Banca d’Italia ha lo scopo di consentire di superare la beffa di vedersi riconoscere una somma come equo indennizzo per l’irragionevole durata di una causa e dover attendere diversi anni perché quella somma venga poi effettivamente liquidata.
Per comprendere come stanno le cose, basti pensare che ad oggi lo Stato Italiano ha un debito nei confronti dei cittadini di circa 450 milioni di euro.
Un vero “paradosso” insomma che ha spinto, anche per i richiami giunti dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, il ministero della Giustizia e la banca d’Italia a siglare un accordo per dare uno “sprint” alla liquidazione degli indennizzi della legge Pinto.
A seguito dell’accordo non sarà più via Arenula a provvedere direttamente alla liquidazione degli indennizzi ma l’istituto centrale della banca d’Italia, con l’obbiettivo di saldare i debiti coi creditori in 120 giorni dal decreto della corte d’appello.
Il programma di azione, come affermato, dal guardasigilli Andrea Orlando, “consentirà non solo di soddisfare, in linea con quanto ci impone la Corte europea dei diritti dell’uomo, coloro che da tempo attendono risposte dallo Stato per il pagamento dei crediti loro spettanti – ma anche di realizzare – un notevole risparmio di spesa per lo Stato evitando con pagamenti tempestivi l’avvio di ulteriori contenziosi contro il ministero della giustizia sia in sede nazionale che europea”.
Nella pratica è stata istituita una “task force” di impiegati della Banca d’Italia a cui settimanalmente dal ministero verranno inviate le copie notificate dei decreti di corte d’appello, consentendo così una gestione più celere della pratica ed una liquidazione più veloce, secondo lo schema ministeriale, evitando altresì la formazione di nuovi debiti dell’erario.
Dall’altro, le corti d’appello, liberate dal carico dei pagamenti sopravvenuti, potranno dedicarsi allo smaltimento dei 450 milioni di euro di debiti arretrati.
Ebbene, certamente questa iniziativa favorirà coloro i quali hanno ottenuto il riconoscimento all’equo indennizzo, in tempi successivi al raggiungimento dell’accordo, viceversa per quanti hanno notificato gli atti precedentemente, i tempi rimangono lunghissimi, fatta salva la possibilità di agire esecutivamente.
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Avv. Mauro Sasanelli