Lezioni di voce con Ciro Imparato

Ho appena finito di leggere il libro di Ciro Imparato, “La tua voce può cambiarti la vita”, e ho deciso di condividere con Te alcune mie riflessioni. Il titolo promette un cambiamento radicale. E questo cambiamento lo sto sperimentando su di me. Il primo risultato che provo per un libro ben scritto è quello di un senso di gratitudine per i numerosissimi spunti di riflessione su cui posso lavorare per migliorare me stesso, e il mio mondo. Dopo aver letto questo testo ho razionalizzato l’importanza di investire tempo nel comprendere il mio modello di comunicazione prevalente, “io come parlo ?”. Ciro divide la comunicazione delle persone secondo 6 categorie abbinandole a sei diversi colori, non entrerò nello specifico, ma posso dirvi che questo metodo consente di raggiungere una consapevolezza sui nostri interlocutori e su noi stessi, che non avevo mai provato. (altro…)

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Abituarsi a vivere felici è una scelta !

Essere felici è una scelta razionale.
La felicità non dipende dal contesto circostante, ma è una scelta intima. Credo vi sia capitato durante un documentario sui paesi del terzo mondo di vedere bambini che giocano allegramente nonostante le difficoltà di tutti i giorni nel reperire acqua e cibo,   come possono divertirsi e cosa hanno da festeggiare ?  Sono felici ? Dopo aver letto numerosi testi sono arrivato alla conclusione che paradossalmente lo stato di felicità è più diffuso nei paesi del terzo mondo che nel mondo economicamente” evoluto”. Com’è possibile ? La felicità viene da dentro, e non dipende da circostanze esterne ! Vivere una vita felice  o triste è per molti una scelta inconsapevole, perchè nessuno vi ha insegnato come essere felici. (altro…)

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Parole, come usarle per migliorare la tua vita

Da quando mi sono appassionato di PNL (programmazione neuro linguistica) ho imparato a dare grande importanza alle parole. Le parole non sono altro che “etichette” di cose, sensazioni, emozioni, eventi. A tutto ciò che ci circonda è stato dato un nome e quando vengono fatte nuove scoperte la prima cosa a cui si pensa è proprio questa, dare un nome.
Questo non è un caso, l’essere umano soddisfa il suo bisogno di sicurezza e controllo sapendo come chiamare gli elementi del mondo, quasi che una volta creata un’”etichetta” questa “cosa” ci appartenga di più.
Le parole hanno per l’uomo una grande importanza pur essendo secondarie nella complessità della comunicazione interpersonale rispetto al “come” vengo proferite (linguaggio non verbale e modalità d’uso della voce).
Con le parole descriviamo alcune sensazioni e visualizziamo i nostri stati d’animo quando vogliamo comunicarli all’esterno, o vogliamo razionalizzare le nostre emozioni. Non è certamente un caso che statisticamente in qualsiasi lingua ci sia una percentuale quasi due volte maggiore di parole “negative” rispetto a quelle che descrivono situazioni “positive”. Pensateci ! Quanti sinonimi vi vengono in testa di bello e quanti di brutto ?
Da tempo siamo stati abituati ad evocare immagini e situazioni negative e abbiamo creato un numero maggiore di vocaboli, rispetto a quelli che evocano il piacere. Spesso si sente dire che anche in televisione ciò che è negativo fa notizia ! Quando sento parlare di questo o quell’omicidio mi stupisco e penso che in fondo sia sciocco, non per mancanza di sensibilità, ma perché mi chiedo cosa possa aggiungere alla mia vita questa notizia ? Cosa posso fare io ? E del resto nel mondo ogni minuto muore qualcuno di morte violenta e il mondo da secoli continua il suo percorso. Perciò Vi chiedo: questo modello di comunicazione che risultati può portare ? Visualizzare un omicidio, questa o quella tragedia, magari, mentre sto mangiando con i miei familiari, cosa può aggiungere alla mia esistenza, al mio percorso di vita ?
Milioni di persone sono abituate a visualizzare nel loro cervello per la maggior parte del tempo cose spiacevoli, cosa comporta ? Siamo assuefatti al sensazionalismo, alle urla sperticate dei media tradizionali. E’ una delle ragioni per cui non guardo quasi mai la televisione e preferisco apprendere le notizie sul mondo tramite internet, o magari a seconda degli argomenti da qualche amico appassionato della materia di mio interesse.
Le parole hanno un grande potere, influenzano le emozioni e se usate impropriamente possono essere strumentalizzate. Per questa ragione sempre di più si sente parlare di espressioni che vengono coniate con il chiaro intento di modificare la percezione comune di eventi spiacevoli. Ad esempio si sente parlare di missioni di pace, dove vengono inviati soldati in zone di guerra. Missione di pace, con soldati armati fino ai denti ? Non vi sembra un controsenso ?
Utilizzando la stessa tecnica con la giusta attenzione si possono modificare stati emotivi “depotenzianti” semplicemente modificandone le “etichette” e dando a questo “stato emozionale” una connotazione positiva.
Immaginate di descrivere una situazione frustrante senza utilizzare questo termine, sarebbe più complesso, ci spingerebbe a descrivere meglio la situazione. Lo stato emotivo di frustrazione non esisterebbe più. Potremmo giocando con la fantasia modificare una frase dopo una giornata di lavoro:“sono distrutto” con “ho proprio bisogno di riprendere energie”! Che differenza ! Nella seconda espressione è contenuta un’azione positiva, quasi, quasi dopo una frase del genere ci si sente già meglio… si ha ben chiaro cosa si deve fare, e ci si sta già muovendo per ottenere un risultato !
See you soon

Le parole sono “etichette” di cose, sensazioni, emozioni, eventi.

Da quando mi sono appassionato di PNL (programmazione neuro linguistica) ho imparato a dare grande importanza alle parole.  A tutto ciò che ci circonda è stato dato un nome e quando vengono fatte nuove scoperte la prima cosa a cui si pensa è proprio questa, dargli un nome.

L’essere umano soddisfa il suo bisogno di sicurezza e controllo sapendo come chiamare gli elementi del mondo, quasi che una volta creata un’”etichetta” questa “cosa” ci appartenga di più.

Le parole hanno per l’uomo una grande importanza pur essendo secondarie nella complessità della comunicazione interpersonale rispetto al “come” vengo proferite (linguaggio non verbale e cinestesico).

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